giovedì 7 febbraio 2013

Salviamo i beagle di AstraZeneca

Venti organizzazioni animaliste, tra cui la LAV, che rappresentano migliaia di cittadini di tutto il mondo, si sono unite per chiedere che i beagle ancora presenti presso AstraZeneca, l’allevamento svedese di animali da vivisezione, vengano liberati e affidati a famiglie.
In una lettera inviata a Lief Johansson, chairman dell'azienda, all’amministratore delegato Pascal Soriot e al direttore commerciale per l’Europa Rudd Dobber, le associazioni sottolineano come i metodi alternativi siano una necessità e come la dismissione di animali sia una procedura ampiamente supportata dall’opinione pubblica e dalla legge, che deve avere come traguardo finale la totale sostituzione del modello animale nella ricerca.
L’iniziativa internazionale è promossa dalla NAVS (National Anti-Vivisection Society).
80 cani sono già stati dati in adozione ai dipendenti dell’azienda, ma le associazioni animaliste chiedono l’affido per tutti i beagle ancora presenti ad AstraZeneca: una via totalmente perseguibile, come dimostrano successi già avvenuti in passato in tutta Europa e l’eclatante caso italiano di Green Hill. Il rischio, al momento, è che gli animali vengano venduti a uno stabilimento in Inghilterra, di proprietà della stessa azienda.
La lotta alla vivisezione si fa sempre più accesa e il caso italiano, oltre ad accendere gli animi di moltissimi cittadini, ha dato la speranza che questo enorme colosso basato sul profitto possa crollare, o almeno iniziare a cedere.
Sempre più realtà di tutta Europa stanno trovando il coraggio di scontrarsi con barriere immobili da decenni, cercando di rivoluzionare il concetto di scienza che da troppo tempo è tristemente e inutilmente ancorato alla sperimentazione animale.
Il mondo, finalmente, sta aprendo gli occhi. Non lasceremo soli neanche questi beagle fino a quando non avremo scritto la parola fine al loro sfruttamento nei laboratori di tutto il mondo.

Informazioni sulla campagna sul sito di NAVS

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