mercoledì 20 febbraio 2013

MORIRE PER UNA PELLICCIA: E' ON LINE IL NUOVO DOSSIER DI NEMESI ANIMALE

INVESTIGAZIONE NEGLI ALLEVAMENTI DI VISIONI IN ITALIA

Le organizzazioni essereAnimali e Nemesi Animale hanno documentato le condizioni degli allevamenti di visoni in Italia per più di un anno e mezzo, con lo scopo di rendere visibili a chiunque questi luoghi sconosciuti e nascosti, in cui ogni anno vengono uccisi 170mila individui.
Siamo entrati negli allevamenti senza invito, di giorno e di notte, abbiamo posizionato telecamere nascoste e ottenuto immagini senza precedenti attravero il lavoro di un attivista infiltrato.
Per la prima volta in Italia abbiamo documentato il tragico momento dell’uccisione per mezzo di camere a gas e le prime fasi di lavorazione dei cadaveri. Il risultato è “Morire per una pelliccia“, un video che ricostruisce l’intero ciclo vitale dei visoni, dalla nascita alla morte, passando per una vita di reclusione e sofferenza.
In ogni allevamento la realtà riportata è sempre la stessa: cadaveri, gabbie piccolissime e affollate, comportamenti stereotipati, infezioni e ferite non curate.
Come tutti gli animali costretti in un allevamento, tutto quello che i visoni possono fare è subire quello che viene loro inflitto dagli allevatori, tutto ciò di cui avranno esperienza è una privazione continua dei loro istinti, esigenze e necessità. Animali solitari, amanti di lunghe nuotate e capaci di percorrere chilometri in un solo giorno, sono invece costretti in gabbie di dimensioni piccolissime e affollate, lontani dall’acqua e dalla libertà.
Si tratta di un documento che non lascia dubbi: la pelliccia è il frutto di morte e sofferenza e gli allevamenti di visoni devono essere aboliti, al più presto.
Per questo la presentazione del video “Morire per una pelliccia”, accompagnato da fotografie e un dossier cartaceo, è il primo passo di una campagna di sensibilizzazione e pressione intrapresa da essereAnimali e Nemesi Animale per l’abolizione degli allevamenti di visoni.
Il nostro lavoro si inserisce in un contesto europeo che ha visto diverse investigazioni negli allevamenti di animali da pelliccia pubblicate più o meno recentemente in Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Polonia e Spagna . In alcuni paesi queste immagini sono state diffuse dai media nazionali aprendo un dibattito sul divieto di allevamento di animali da pelliccia.
In Italia esistono attualmente sedici allevamenti di visoni. GUARDA DOVE SONO.
Il numero di queste attività è drasticamente calato dagli anni ’90, in cui circa 125 allevamenti erano segnalati alla Camera di Commercio e la produzione era arrivata a 400mila animali uccisi ogni anno. Le motivazioni sono da ritrovarsi in parte nella crisi del settore della pellicceria e in parte nelle continue campagne di pressione, informazione e sensibilizzazione da parte di organizzazioni animaliste. Altro fattore determinante sono state le decine di liberazioni di animali compiute da attivisti animalisti anonimi negli ultimi anni, che hanno aperto le gabbie di migliaia di visoni e causato ingenti danni economici agli allevamenti, alcuni dei quali sono stati costretti a chiudere.

 LA SITUAZIONE LEGISLATIVA

L’unica proposta di legge esistente fino ad ora prevedeva che a partire dal 1 gennaio 2008 gli allevamenti in Italia avrebbero dovuto diventare “a terra”, cioè senza gabbie e con pozze d’acqua per gli animali.
Questo avrebbe reso anti-economico e impossibile allevare animali da pelliccia, portando di fatto alla chiusura di tutti gli allevamenti italiani. Il Ministero della Salute ha però ribaltato gli effetti di questa legge una circolare datata 18 gennaio 2008 nella quale riceveva favorevolmente i ricorsi degli allevatori e dava la possibilità di scegliere tra allevamento tradizionale in gabbia e quello a terra. In questo modo gli allevamenti di visone sono stati salvati.
> Recentemente il comune di Noceto (Parma) ha posto per la prima volta in Italia un “divieto di allevamento di animali da pelliccia” nel tentativo di far chiudere un allevamento sorto nella frazione di Cella;
> il 30 novembre 2012 l’allevamento della famiglia De Poli, a Montirone (Bs), ha dovuto chiudere i battenti secondo un’ordinanza del sindaco;
> sempre nello stesso periodo il sindaco di Rivarolo del Re (CR), in seguito ad una grande mobilitazione, ha bocciato un progetto che avrebbe portato alla costruzione di 28 enormi capanni in cui rinchiudere 40mila visoni.
Tutte queste notizie positive fanno sperare nella possibilità di arginare definitivamente il tentativo di AIAV (Associazione Italiana Allevatori Visone) di far ripartire quest’attività.
Si stanno evidentemente gettando le basi per un consenso che porti quanto prima al divieto totale di allevamento di visoni in Italia.
Ognuno di noi può fare la differenza: dobbiamo lottare per abbattere la mentalità specista, che vede negli animali lo scalino più basso di una piramide, al cui vertice si erge padrone indiscusso l’essere umano. Non acquistare accessori o capi con inserti di pelliccia e rifiutarsi di consumare i prodotti derivanti dallo sfruttamento animale è il primo passo necessario e indispensabile in questa direzione.

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