martedì 12 febbraio 2013

Insegnante uccise conigli con crudeltà: condannato!

Pochi giorni fa è stata depositata l'importante sentenza con cui il Tribunale di Milano ha condannato (sentenza n.14168 del 27 novembre 2012) a 8 mesi di reclusione, senza circostanze attenuanti e senza il beneficio della sospensione condizionale della pena, un insegnate di biologia presso un Istituto superiore di Milano, giudicato responsabile dei reati previsti dagli articoli 544 bis e ter del Codice penale, ovvero di uccisione di animali, aggravata da atti di crudeltà nei loro confronti.
L'insegnate Carlo Rando era stato denunciato dalla LAV nell’ottobre del 2010 per aver ucciso a martellate due conigli in classe. Il professore, medico chirurgo, aveva fatto arrivare a scuola quattro conigli, fatti appositamente uccidere per scopi didattici, ma due di questi, ancora vivi, erano usciti fuori dal contenitore. A quel punto il docente aveva prima cercato di strangolarli, quindi li aveva colpiti ripetutamente a pugni, per poi uccidere uno degli animali sopravvissuto alla prolungata violenza colpendolo a martellate sulla testa (ben 18 martellate!). Scene raccapriccianti, degne di bassa macelleria, ed eseguite in presenza degli alunni, tra i quali 8 minorenni.
Determinante è stato poter accertare il trattamento riservato ad animali che, secondo l’accusa, erano ancora vivi, ancora in grado di percepire sofferenza: le testimonianze e le immagini video fornite sono risultate sufficientemente esaustive in merito alla piena vitalità e quindi reattività agli stimoli e al dolore dei conigli. Altrettanto importante la circostanza che l’uccisione dei conigli – con le modalità descritte ampiamente dai testimoni e, in parte, dal video agli atti – sia avvenuta dinanzi a persone, di cui è stata lesa la sensibilità. Il sentimento di pietà – bene giuridico tutelato dalle fattispecie plurioffensive oggetto di censura – è stato gravemente leso anche per la persona non presente ai fatti, la teste T. che, oltre ad aver riferito in aula, aveva manifestato a una docente di essere rimasta scioccata dalla visione del filmato. Se alcuni studenti erano disgustati, altri avrebbero infierito sui cadaveri tagliandogli la coda o le orecchie, dimostrando cinismo e di aver appreso la lezione di insensibilità.
Il professore ha dunque “commesso un atto di crudeltà nei confronti di animali, in presenza di minori e in ambiente educativo”, ma ha anche “ignorato le direttive del MIUR e gli stessi vincoli di prevenzione e sicurezza posti dal Collegio dei Docenti per l’attività di dissezione” (sub conditione per lo svolgimento di questa attività è che fosse predisposto preventivamente un protocollo che assicurasse la provenienza certificata degli animali e il trattamento in laboratorio secondo le norme di sicurezza e prevenzione); ha “effettuato esperienze di laboratorio con superficiale negligenza, introducendo nella scuola materiali di incerta provenienza ed effettuando prelievi di sangue sugli studenti”. Inoltre non aveva “curato opportunamente i rapporti scuola-famiglia, omettendo di informare i genitori di studenti minorenni dell’esercitazione della dissezione di conigli”. Perfino il provvedimento disciplinare pronunciato dall’Ordine dei Medici, pur riguardando aspetti differenti da quelli penali qui in considerazione, affermava che “l’agire del Dottore è da considerarsi diseducativo nella sua funzione di docente, in quanto veniva meno a quello che deve essere il compito primario di ogni insegnante, cioè la trasmissione di valori ai propri allievi e – nel caso specifico – l’educazione al rispetto di tutti gli esseri viventi, valore fondante della società civile”.
Vano ogni tentativo dell'imputato di scaricare la responsabilità sull’Istituto e sui docenti che, secondo l’imputato, avrebbero autorizzato la dissezione, nonché sul macellaio che non avrebbe “fatto bene il suo lavoro”, lasciando vivi animali che dovevano essere venduti morti. L’anziano commerciante si sarebbe fatto convincere dal professore a vendere i conigli interi, compresa la pelliccia, perché non potevano essere acquistati in macelleria, motivando la necessità per “gli scopi scientifici” perseguiti dal professore di biologia. Invece l’approvvigionamento eventuale doveva avvenire tramite canali autorizzati, non dalla “gestione casalinga” di un anziano commerciante di carni.
L’imputato dunque si era rifornito di animali da dissezionare, in violazione alle normative di settore che impongono l’approvvigionamento da allevamenti specifici, essendosi recato da un qualunque allevatore/macellaio che, peraltro, non poteva neppure vendere ad un privato conigli interi, non scuoiati né eviscerati.
"Una sonora lezione quella inflitta dal magistrato: un caso grave di supposta onnipotenza, in cui il medico-insegnante si crede un dio, un comportamento deleterio per le vittime animali ma anche per l'educazione dei giovani studenti - afferma Annalisa Gasparre dell'Ufficio legale LAV - L’attività didattica è stata svolta senza procedere con le 'necessarie attenzioni e procedure volte a salvaguardare non solo il trattamento dell’animale ma anche la sicurezza delle persone presenti all’esperimento', e il giudice aggiunge che tale attività di laboratorio posta in essere dal professore non aveva alcun profilo di 'necessità' e dunque non rispetta la nota del Ministero della Pubblica Istruzione con cui si afferma che 'l’utilizzo di animali negli esperimenti didattici' è 'seriamente e vivamente sconsigliato', onerando i docenti ad utilizzare 'metodi alternativi esistenti e giudicati scientificamente più efficaci sotto il profilo didattico".
L’imputato ha dunque agito con coscienza e volontà di maltrattare gli animali e di giustiziarli senza le precauzioni (e le attenzioni) imposte dalla legge. L’imputato non poteva certo ignorare la normativa di protezione degli animali, né quella extrapenale di riferimento. Senza averne alcuna legittimità o titolo, provocava la morte con crudeltà perché inetto all’eutanasia; non prima di averne causato il maltrattamento di due dei conigli trasportati. L’uccisione – così come avvenuta – nonché il maltrattamento anche singolarmente considerato, non erano necessari. Di più. Avvenivano con crudeltà.
Il condannato è stato licenziato dalla scuola per un insieme di censure che solo in parte ricalcavano l'imputazione penale, estendendosi a profili ulteriori. Un provvedimento disciplinare gli è invece stato comminato dall'Ordine dei Medici. Infine,la LAV ricorda che, a livello universitario, gli studenti hanno il fondamentale diritto di fare obiezione di coscienza alla sperimentazione animale grazie alla legge 413/93. 

Fonte LAV

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