giovedì 29 dicembre 2011

LEGA NAZIONALE PER LA DIFESA DEL CANE - SIUA - ROBERTO MARCHESINI

A CAPODANNO 2012... BUTTA I BOTTI!
Abolire i botti di Capodanno è un grande segno di civiltà.

I consigli di Lega Nazionale per la Difesa del Cane:
Mancano ormai pochi giorni al Capodanno, in tanti si apprestano a festeggiare l’arrivo del 2012 con gli usuali "botti di fine anno", decidendo di ignorarne la pericolosità, spesso letale, che questi possono avere sugli esseri più indifesi, umani e non.Gli animali hanno l’udito molto più sviluppato di quello umano e i forti rumori li gettano letteralmente nel panico, inducendoli a reazioni istintive e incontrollate come gettarsi nel vuoto, divincolarsi follemente per strappare la catena, scavalcare recinzioni e fuggire in strada, mettendo seriamente a repentaglio la loro incolumità e quella degli altri.
Invitiamo tutti i cittadini che amano la vita e rispettano la vita altrui a non acquistare i botti di capodanno per festeggiare l'arrivo del nuovo anno. Vi invitiamo perciò a non utilizzare i fuochi artificiali che sono causa di morte, ferimenti e traumi per cani, gatti, animali domestici e uccelli. Lo scoppio dei fuochi artificiali in piena notte causa, infatti, agli animali danni inimmaginabili; negli uccelli un botto causa uno spavento tale che li induce a fuggire dai dormitori, volando al buio anche per chilometri, andando a morire sfracellati addosso a qualche muro, albero o cavi elettrici; quelli che riescono ad atterrare o a posarsi in qualche albero spesso muoiono assiderati a causa delle rigide temperature invernali ed alla mancanza di un riparo. Nei gatti, e soprattutto nei cani, un botto crea forte stress e spavento tali da indurli a fuggire dai propri giardini e recinti, per scappare dal rumore a loro insopportabile, finendo spesso vittime del traffico o di ostacoli non visibili al buio. Negli animali degli allevamenti come mucche, cavalli e conigli, le conseguenze delle esplosioni possono provocare nelle femmine gravide addirittura l'aborto da spavento.
Va ricordato che cani, gatti e piccoli animali domestici si spaventano quasi a morte per i botti della notte di San Silvestro; ciò è dovuto in particolare alla loro soglia uditiva infinitamente più sviluppata e sensibile di quella umana.L'uomo ha un udito con una percezione compresa tra le frequenze denominate infrasuoni, intorno ai 15 hertz, e quelle denominate ultrasuoni, sopra i 15.000 hertz. Cani e gatti, invece, dimostrano facoltà uditive di gran lunga superiori: il cane fino a circa 60.000 hertz mentre il gatto fino a 70.000 hertz. A San Silvestro chi possiede cani e gatti deve seguire alcuni accorgimenti: se si tratta di gatti, rinchiuderli in luoghi tranquilli (garage, bagno, ecc.), possibilmente chiudendo le finestre in modo che anche i bagliori, oltre ai rumori, siano diminuiti; comportarsi in modo del tutto normale, soprattutto nel caso dei cani, senza cercare di rassicurare e di accarezzare l'animale se questo mostra paura; se il cane vede che il proprietario non si agita, di conseguenza si sentirà più tranquillo.
Chi malauguratamente avesse già acquistato i botti eviti almeno di utilizzarli con il buio (quando gli uccelli dormono nei vari ripari) ed in prossimità di alberi, cespugli e case dove sono tenuti cani, gatti ed animali domestici. Non utilizzare i botti sarà un segno di civiltà e sensibilità anche nei confronti di tutti gli operatori, in particolar modo i Vigili del Fuoco, che il primo dell'anno devono intervenire per interventi di soccorso di animali rifugiatisi in ogni dove.
Ci appelliamo a tutte le persone sensibili e civili affinché non utilizzino i botti e convincano di ciò anche i propri conoscenti, in questo modo eviteremo una strage silenziosa e centinaia di interventi dei Vigili del Fuoco chiamati ogni anno per recuperare cani e gatti terrorizzati rifugiati nei posti più impensabili. I possessori di cani dovrebbero assumersi le proprie responsabilità e prendere tutte le precauzioni necessarie perché il Capodanno, anziché una festa, diventi un evento angosciante per i loro amici e compagni. Gli stati d'animo possono andare dal semplice disorientamento, alla paura, al terrore o angoscia fino ai casi più gravi di disperazione.

  • urinazione o deposizione di feci, incontrollate.
  • fuga o tentativo di fuga allo scopo di allontanarsi dal punto in cui è stato spaventato; il gesto può ripetersi quando, arrivato in un nuovo posto, non avrà una nozione precisa di dove si trova, con il rischio di perdere del tutto l'orientamento e di non riuscire a ritrovare la via di casa.
  • mordere le recinzioni che rappresentano un ostacolo alla fuga.
  • sbattere contro porte o barriere per tentare di abbatterle (si tratta di una reazione molto pericolosa).
  •  abbaiare, ululare, guaire.
  • ruotare vorticosamente su se stesso; anche questa reazione è provocata dall'incapacità di individuare la giusta direzione da seguire per allontanarsi dal pericolo avvertito.
  • mordere oggetti, animali o persone che si trovano nelle immediate vicinanze, è un semplice riflesso sostitutivo.
  • scarico della tensione in modo incontrollato.
  • nascondersi in luoghi angusti.
  • cercare morbosamente protezione dal padrone.
  • non riconoscere il padrone che cerca di calmarlo; venendo a mancare la percezione della fonte del pericolo, il cane tende a non fidarsi più di nessuno.
  • i cani alla catena possono ferirsi seriamente con gravissime conseguenze; la voglia di mettersi in salvo, infatti, è più alta della consapevolezza di essere "bloccati"
.

           
Cosa fare con un cane che sta all'aperto:
    - Sistemalo in un locale chiuso, conosciuto e sicuro mettendogli a disposizione il suo giaciglio e alcuni oggetti a lui familiari, ad esempio i suoi giochi preferiti, le ciotole e qualcosa da rosicchiare. Attento ad eliminare tutto ciò che potrebbe ferirlo nel caso tentasse comunque una fuga.
     - Se il cane è legato, slegalo e sistemalo come nel caso precedente; ricordati che un cane legato, se terrorizzato, potrebbe ferirsi gravemente.
    - Se vive in un box esterno, verifica che sia sufficientemente sicuro e che gli fornisca la giusta protezione, altrimenti sistemalo come nei casi precedenti.
   - Se non puoi sistemarlo al chiuso, verifica l'integrità della recinzione e fai molta attenzione: se riuscisse ad uscire, potresti perderlo per sempre e non sarebbe un fatto così strano.
    - Durante i botti, se ti è possibile, vai da lui e cerca di sdrammatizzare la situazione, eventualmente facendolo giocare; non devi proteggerlo o confortarlo e soprattutto non devi dar peso alle sue ansie. In questi casi è molto più efficace una vera e propria "pratica dell'allegria" e ricordati di lasciare qualche boccone appetibile quando devi allontanarti.
    - Un cane spaventato non mangerebbe mai ma, la presenza del cibo potrebbe rendere più familiare l'ambiente facendolo sentire, se mai fosse possibile, meno isolato.
           
Cosa fare con un cane che resta a casa da solo:
                lascia le luci accese
                lascia le porte aperte
                lascia almeno due stanze a disposizione
                il suo giaciglio deve essere ben raggiungibile
                non lasciare oggetti che lo possano ferire
                inibisci i nascondigli troppo angusti, per evitare che si ferisca per entrarci
                lascia liberi i soliti nascondigli
                lascia a disposizione i suoi giochi e qualcosa da rosicchiare
                lascia la ciotola dell'acqua ( anche se, quando un cane è spaventato, non mangia e non beve )
        a mezzanotte fai squillare il telefono, potrebbe distrarlo ed eventualmente calmarlo udendo un suono conosciuto e rassicurante.
Cosa fare quando il cane è a casa con te:
                informa gli ospiti sugli atteggiamenti da tenere facendo presente che è molto meglio se rimangono assolutamente passivi lasciando a te il controllo della situazione
                se ci sono bambini, istruiscili opportunamente: non devono correre o eccitarlo inutilmente, meglio se lo ignorano.
                Lascia le porte aperte, il suo giaciglio deve essere sempre ben raggiungibile
                inibisci i nascondigli troppo angusti, per evitare che si ferisca per entrarci
                lascia liberi i suoi soliti nascondigli
                se si nasconde, non cercare di tirarlo fuori con la forza: deve farlo di sua iniziativa. Al massimo raggiungilo e cerca di mantenere un comportamento che sia il più possibile rilassato e tranquillo
                se vuoi farlo uscire, chiamalo come fai di solito: se non ubbidisce, significa che si sente più al sicuro dov'è, anche se lontano da te. In questo caso non insistere: uscirà di sua spontanea volontà quando non sarà più spaventato
                non controllarlo: non deve pensare di essere al centro dell'attenzione e non deve credere che ciò che sta accadendo sia rivolto solo a lui ad ogni botto, tieni un atteggiamento allegro rendendo piacevole il contesto
                se dovesse urinare o defecare, non dare peso e pulisci: non devi in nessun modo farlo sentire in colpa
                non costringerlo a stare accanto a te e lascialo spaziare: deve riuscire a crearsi una situazione rassicurante
                se cerca il contatto, accettalo ma non favorirlo
                non toccarlo all'improvviso, in particolare da dietro e, se proprio devi farlo, accertati che ti veda e che capisca le tue intenzioni
                se abbaia, ulula o guaisce, distrailo
                se tenta di mordere o di distruggere oggetti, distrailo
                fai attenzione ai toni voce e non tenere radio o televisione con volume molto alto
                fai molta attenzione nel momento in cui si stappano le bottiglie
                attento ai balconi aperti: possono essere visti come disperate vie di fuga

                cerca di sdrammatizzare la situazione, eventualmente facendolo giocare; non devi proteggerlo o confortarlo e soprattutto non devi dar peso alle sue ansie.

I comportamenti descritti non sono e non vogliono essere delle regole da seguire rigidamente: sono semplici promemoria, un modo per ricordarti quali sono gli atteggiamenti da adottare per fare del Capodanno una festa anche per i nostri amici cani.
Ricorda: regole e promemoria non hanno nessuna efficacia se le situazioni non vengono affrontate con responsabilità e buon senso.

Il Pensiero di Roberto Marchesini
Con l'avvicinarsi di fine anno la mia preoccupazione è per gli animali che - già colpiti dai rigori invernali, spesso chiusi all'interno di un box o, come gli uccelli, alla ricerca disperata di qualche cosa da mangiare o di un rifugio - si devono anche terrorizzare per l'insana abitudine dei botti di Capodanno. Ci sono tanti bei modi per festeggiare e trascorrere delle ore liete in amicizia senza dover necessariamente creare del frastuono inutile, visto che noi umani già ne facciamo in abbondanza! Pochi si rendono conto dell'effetto nefasto sugli altri esseri viventi: molti animali muoiono di paura, alcuni fuggono e rischiano la vita per le strade, altri ancora rimangono traumatizzati. Non dimentichiamo che loro hanno una sensibilità uditiva che arriva a essere cinque volte la nostra. I botti sono una tradizione che dovrebbe essere abbandonata come anacronismo pericoloso, malsano, diseducativo e per di più dispendioso. Sarebbe bello se quest'anno invece di spendere dei soldi per idiozie pirotecniche dedicassimo la stessa cifra per aiutare qualcuno che sta peggio di noi, siano uomini o altri animali poco importa, quello che conta è iniziare meglio il 2012.

Lega Nazionale per la Difesa del Cane e Siua
Vi augurano un nuovo anno carico di serenità...... il dono più prezioso!!!

venerdì 29 luglio 2011

LA GUIDA DEL CUORE - di ROBERTO MARCHESINI

Il rapporto tra un ragazzo e il suo cane rappresenta quanto di più importante e poetico si possa immaginare. Tra i due si viene a creare un'intesa così profonda e una tale comunione di intenti che in breve è impossibile dissociare l'uno dall'altro. Per un giovane il suo amico a quattro zampe diviene una sorta di spirito guida capace di aiutarlo nei difficili momenti di passaggio e di confortarlo nelle situazioni problematiche. Se tutto questo è vero lo è ancor di più per Tommaso che essendo non vedente ha negli occhi del cane il suo più importante riferimento nella relazione col mondo. 
Roberto MarchesiniAlì è un pastore tedesco abilitato a essere un cane guida, ma per Tommaso è molto di più. Orbene pochi giorni orsono Alì è scomparso dalla casa dei genitori e conoscendo il carattere del cane è impossibile che si sia allontanato spontaneamente. Il sospetto, il terribile sospetto, è che qualcuno abbia sottratto Alì a Tommaso. Se questo sospetto corrispondesse al vero non c'è dubbio che chi ha compiuto quest'azione, di per sé riprovevole, si sia macchiato di un delitto ancor più grave. Per questo faccio un appello perché Alì sia riconsegnato al più presto tra le braccia di Tommaso, perché rappresenta la sua vita, è la sua guida del cuore.



Fonte: IL RESPIRO (http://www.ilrespiro.eu)

martedì 21 giugno 2011

SALVIAMO GLI ORSI DELLA LUNA!

Con preghiera di diffusione ai vostri contatti.
grazie mille!

  
  
 Cari  Amici,
l'Associazione  Salviamo gli Orsi della Luna
presenta Serata Benefit

 
VENERDI' 8 LUGLIO 2011!

 
 
C/O  CostArena - Via Azzo Gardino, 48 Bologna

 
Aperitivo con buffet + Musica

Ore  19.30
Presentazione

Ore  20.00 Proiezione del filmato "WERE IS MY  TOMORROW"

a seguire INGRESSO LIBERO AL  CONCERTO DEI GIPSY SWING

 
  
Costo/donazione: 10 EURO (ricavato interamente devoluto al progetto  di liberazione).

SI PREGA DI PRENOTARE ENTRO DOMENICA 3 LUGLIO AL  N. 333 - 4285644

VI ASPETTIAMO NUMEROSI!

 
 Ass. Salviamo gli Orsi della Luna
Via F. Coppi,  20
40033 Casalecchio di Reno (Bo)
tel. 051-5877693 /  333-4285644
 
 web site: www.orsicinesi.org <http://www.orsicinesi.org/>  - www.animalsasia.org <http://www.animalsasia.org/>
e-mail: forbears@katamail.com


 <mailto:forbears@katamail.com>

mercoledì 15 giugno 2011

Traffico cuccioli: prima condanna a reclusione




Siamo molto soddisfatti per la prima condanna per traffico illecito di animali da compagnia, grazie alla Legge 201/2010 che dal dicembre scorso punisce chiunque, al fine di procurare a sé o ad  altri  un  profitto, reiteratamente  o  tramite  attività organizzate,   introduce   nel territorio nazionale animali da  compagnia   privi   di   sistemi   per l'identificazione  individuale  e  delle  necessarie certificazioni sanitarie e non muniti, ove richiesto, di passaporto individuale”, commenta Ilaria Innocenti, responsabile LAV settore Cani e gatti.
  • Il Tribunale di Pistoia, infatti, ha condannato tre persone arrestate a febbraio, applicando per la prima volta quanto disposto dalla Legge n. 201 del 2010: A.C. e M.C., padre e figlio, hanno patteggiato rispettivamente 3 anni e 1 mese e 2 anni e 3 mesi di reclusione, mentre K.K, la donna ungherese che gestiva gli annunci su internet, ha patteggiato una pena di 2 anni e 8 mesi.
    I tre furono arrestati alla conclusione dell’indagine denominata Kutya (che in ungherese vuol dire cane), ad opera del Corpo Forestale dello Stato di Pistoia e Prato e coordinata dalla Procura della Repubblica di Pistoia, nell’ambito della quale furono sequestrati 27 cuccioli importati illegalmente dall'Europa dell'Est, oltre a 175 documenti comprovanti la vendita degli animali, 130 passaporti ungheresi di cani e altro materiale fra cui documenti sanitari, cellulari, computer, medicinali veterinari, microchip e siringhe per il loro inserimento.
    I cuccioli, fra cui carlini, akita, sharpei e labrador, venivano venduti online dai tre e spacciati per animali provenienti da un regolare allevamento, esistente però solo sulla carta. Si trattava in realtà di cani importati clandestinamente dall'Ungheria, spesso malati e privi di vaccinazione, tanto che molti erano morti dopo l'acquisto o erano stati salvati in extremis dagli ignari acquirenti.
    “Il ruolo dei cittadini è fondamentale per stroncare questo traffico – prosegue Ilaria Innocenti della LAV –l’operazione che ha portato all’arresto dei tre, infatti, era iniziata proprio in seguito alla  denuncia di alcune persone truffate  nell'estate del 2010. E sono in corso altri procedimenti giudiziari per analoghi casi”.
    “La stessa Legge 201/2010 rappresenta il risultato della volontà delle migliaia di cittadini, che ci hanno sostenuto nella battaglia contro questo vergognoso traffico sin dal novembre 2008, quando scendemmo in piazza con la campagna Rompiamo le scatole ai trafficanti di cuccioli, subito fatta propria con sensibilità dal Ministro degli Esteri Frattini e dal Sottosegretario alla Salute Martini”, conclude Ilaria Innocenti.


    (fonte LAV)

martedì 31 maggio 2011

Serial killer di cani a San Marino, stop all'esposizione internazionale Manifestazione sospesa dopo la morte di altri 2 animali, che si aggiungono a quelli uccisi negli ultimi mesi

SAN MARINO - È stata sospesa, a causa del'avvelenamento di tre cani, di cui due sono morti, la 29esima Esposizione internazionale canina organizzata a San Marino dal Kennell Club e in programma nel weekend nella piccola città stato. Lo hanno deciso gli organizzatori, anche per le forti proteste dei partecipanti internazionali. Da più di un mese a San Marino vengono denunciati casi di avvelenamenti di animali da compagnia, ad opera di quello che oggi viene chiamato il serial killer dei bocconi avvelenati. Dei tre cani avvelenati, tra l'altra notte e le prime ore di oggi, uno è sotto osservazione veterinaria. Per gli altri due, di proprietà di un milanese e di un tedesco, non c'è stato nulla da fare.
LA RICOSTRUZIONE - Secondo una prima ricostruzione fatta dalla gendarmeria e dalla guardia forestale, che lavora in queste ore per bonificare gran parte della zona boschiva intorno alla sede della manifestazione, i due cani sarebbero stati vittime dell' avvelenamento mentre erano al guinzaglio durante una breve passeggiata per i bisogni, prima di sfilare per la competizione. In pochi minuti hanno manifestato i primi sintomi, e sono morti in poco meno di mezz'ora. Un particolare che fa pensare ad una tossina velenosa estremamente potente; le autorità hanno deciso di procedere alla bonifica per scongiurare ogni pericolo per la salute umana. Su uno dei due cani è stata disposta l'autopsia proprio per scoprire il veleno usato e risalire a chi possa aver lasciato le esche.
CACCIA AL VELENO - Forte tensione per l'accaduto tra gli espositori: tra questi un gruppo di Bologna che ha manifestato l'intenzione di sporgere denuncia, una volta rientrato in sede, alle autorità italiane, mentre i proprietari dei due cani avvelenati hanno già provveduto a farlo al comando della gendarmeria. Nei giorni scorsi i militari avevano infatti trovato bocconi - fatti di carne e lardo - con un forte veleno. Molte le carcasse di cane ritrovate nelle ultime settimane, ma quello che è accaduto alla mostra canina, con animali addestrati a non mangiare cibo trovato per strada, fa supporre ad un avvelenamento per inalazione più che da ingestione. I cani possono essersi avvelenati anche solo annusando la sostanza killer. 

(Fonte: Ansa)

venerdì 20 maggio 2011

Commento di Roberto Marchesini sui macachi maltrattati a Giakarta e lo studio Usa che sostiene la loro capacità di valutazione.

IL COMMENTO DI ROBERTO MARCHESINI...

Non vi è dubbio che mai come in questi tempi si debba registrare un profondo scollamento tra ricerca scientifica e prescrizione etica. Così può accadere che, con una sincronia da corsa centometrista, esca da una parte uno studio condotto dalla State University di New York, dove si stabilisce che i macachi sono in grado di sapere di non sapere, ossia di approssimarsi alla sapienza socratica, e dall'altra la notizia di come vengano correntemente torturati in Indonesia gli stessi macachi per costringerli in banali esibizioni antropomorfiche che servono solo a divertire e ad alimentare la stupidità umana. Niente da eccepire se seguiamo la prescrizione corrente che vuole che scienza ed etica viaggino per binari separati. Conoscere l'intelligenza e quindi la sensibilità di una specie dovrebbe porre degli interrogativi sul comportamento umano, se non altro perché esiste un rapporto diretto tra caratteristiche del soggetto e diritti implicati che vanno rispettati.
 


LA PRIMA NOTIZIA...Macachi torturati per intrattenimento, lo svela un'indagine della JAAN
Un’indagine sotto copertura dell’associazione JAAN (Jakarta Animal Aid Network) rivela le orribili crudeltà alle quali i giovani macachi sono sottoposti per essere addestrati. L'indagine, insieme ad una petizione online, ha il fine di spingere le autorità indonesiane ad agire e porre fine a tanta malvagità.
Le catene che vengono fissate intorno al collo dei macachi servono agli addestratori per costringerli a stare in piedi o per infliggere loro delle punizioni

A rivelare il duro addestramento che consiste nel torturare i poveri macachi affinché essi possano intrattenere e divertire il pubblico con delle gag, è la JAAN (Jakarta Animal Aid Nerwork), una Ong (organizzazione non governativa) fondata nel 2008 per proteggere la fauna indonesiana e tutelare il benessere degli animali domestici di Giacarta.

Sotto copertura, l’associazione ha portato avanti un’indagine per esporre le crudeltà che le scimmie devono sopportare durante l'addestramento per far guadagnare pochi soldi a uomini senza scrupoli. Due specie di macaco in Indonesia, il Macaco mangia-granchi (Macaca fascicularis) e il Macaco coda di porco (Macaca nemestrina), dovrebbero essere protette perché in via di estinzione; paradossalmente il commercio di macachi invece è attivissimo.

Tutti gli esemplari che si trovano in vendita nei comuni mercati, nei negozi di animali o di fronte ai centri commerciali, sono stati catturati in natura. La tortura per questi animali, infatti, comincia proprio dal momento in cui vengono brutalmente prelevati dal loro habitat naturale, la foresta di Sumatra, dai bracconieri. I metodi di cattura sono diversi, tutti ignobili! Il più comune è quello di sparare alle femmine adulte per impossessarsi del cucciolo, strappandoglielo dalle braccia.

Durante il viaggio i macachi neonati, impauriti e stressati, in mancanza delle mamme si aggrappano alle sbarre delle gabbie

I macachi neonati sono i più richiesti perché hanno ovviamente una vita più lunga e perché essendo piccoli e carini attraggono facilmente il pubblico. Durante il viaggio vengono ammassati in piccole gabbie; sono impauriti e stressati e in mancanza della mamme si aggrappano alle sbarre delle gabbie. I bracconieri sono pagati dai committenti due dollari a macaco; una volta arrivati nei mercati vengono commerciati da venditori ambulanti per cinque dollari a esemplare.

Gli acquirenti sono privati che li comprano per tenerli davanti alle proprie abitazioni o per farli esibire in spettacoli itineranti. In entrambi i casi sono legati e sin da piccoli i proprietari gli infilano una catena al collo che non gli toglieranno più. Il macaco crescerà e la catena diventerà una seconda pelle, causandogli un atroce dolore e provocandogli malattie infettive (tetano).

Questi animali hanno denti lunghi, aguzzi per cui, per evitare che possano ferire le persone, i venditori tagliano loro i canini. La tecnica utilizzata non è innocua, i macachi avvertono un dolore terribile e spesso contraggono delle infezioni che possono essere fatali.

A questo punto inizia l'addestramento che non è meno disumano. Le scimmie vengono appese a testa in giù in modo da imparare a camminare in posizione eretta. Le catene che vengono fissate intorno al collo degli animali servono agli addestratori per costringerli a stare in piedi o per infliggere loro delle punizioni quando non obbediscono ai comandi. Vengono alimentati (con del cibo scadente e non consono alla specie) solamente quando eseguono perfettamente gli ordini.

Dopo la dura 'lezione' vengono riposti in casse di legno e non possono interagire tra loro; questo isolamento li turba profondamente. I macachi, come tutti i primati, sono creature altamente gregarie, tenute in cattività deperiscono, hanno bisogno di interagire con i propri simili.

Una volta terminato l'addestramento, snaturati e privati della propria dignità, sono pronti per esibirsi in scenette comiche; sono costretti a camminare in posizione eretta, indossare costumi, maschere, cappelli, occhiali, camminare sulle mani, sedersi su giocattoli o saltare su delle piccole moto in movimento. Tutto questo in nome del divertimento di qualche turista che a fine spettacolo gli lancia qualche spicciolo.

Una femmina di macaco è stata fotografata mentre mendicava, indossando una testa di bambola con il suo cucciolo aggrappato al corpo

Altri macachi invece vengono utilizzati per chiedere l'elemosina. In una delle tante strade di Giacarta un esemplare femmina è stata fotografata mentre mendicava, indossando una testa di bambola con il suo cucciolo aggrappato al corpo. Anche i passanti o gli spettatori, spesso, non hanno rispetto per questi animali; alcune volte gli gettano degli oggetti contro o li colpiscono con dei bastoni.

Alla fine della carriera - ossia quando diventano adulti, inutili e non più tanto carini e teneri agli occhi del pubblico - vengono abbandonati dai loro proprietari che se ne disfano senza porsi assolutamente nessuno scrupolo. Privi di vaccinazioni o di altre cure veterinarie spesso diventano un vero pericolo; sia perché nel frattempo hanno sviluppato una certa aggressività per le torture subite sia perché sono portatori di diverse malattie che sono trasmissibili anche all'uomo, quali la rabbia, il vaiolo delle scimmie, virus erpetici e tubercolosi. Inoltre, essendo abituati a ricevere il cibo dall’uomo, non sono in grado di nutrirsi da soli.

Femke den Haas di JAAN dopo l'indagine ha dichiarato: "È penoso vedere come queste scimmie, sottratte dal loro habitat naturale, siano torturate e condannate ad una vita d'inferno". Con questa indagine e con una petizione online possiamo almeno provare a sensibilizzare le autorità indonesiane per fermare queste stupide rappresentazioni che hanno come protagonisti ancora una volta gli animali non umani.

Un appello ai turisti: se un giorno doveste andare a Giacarta e vi imbatteste in qualche 'umano' che sfrutta un piccolo macaco, spero che voi esprimiate sfacciatamente tutto il vostro disappunto boicottando il suo insensato spettacolo.



LA SECONDA NOTIZIA...  
Studio Usa: i macachi sono in grado di esprimere un dubbio. Piuttosto che dare una risposta errata, passano

 

MILANO – Meglio passare piuttosto che sbagliare: i macachi sottoposti a un esperimento cognitivo da parte dei ricercatori statunitensi hanno evidenziato la capacità molto umana e molto evoluta di coltivare il dubbio e, soprattutto, di saperlo riconoscere. Lo studio americano ha dimostrato che le scimmie sono in grado di dubitare di sé e di provare incertezza sul da farsi di fronte a una scelta che contempla, oltre a due risposte opposte, anche una terza risposta che si potrebbe tradurre in un «non so».

LO STUDIO - Come riporta la Bbc, la ricerca della State University di New York, in collaborazione con la Georgia State University, ha preso in esame il comportamento di alcuni macachi di fronte a un semplice videogioco nel corso del quale gli animali dovevano giudicare la densità di un quadrato di pixel premendo il tasto D (che stava per dense) se i punti erano numerosi e ravvicinati e S (che stava per sparse) se erano rarefatti. In caso di risposta esatta le scimmie ricevevano un premio commestibile, mentre se sbagliavano il gioco entrava in pausa per qualche secondo.

IL PUNTO INTERROGATIVO - Ma a disposizione dei macachi c'era anche una terza opzione: un punto interrogativo premuto al momento giusto consentiva loro di passare alla domanda successiva, senza alcun premio, ma anche senza pausa, dimostrando che anche le scimmie «sanno di non sapere». Meglio andare oltre, devono aver pensato i primati nella loro mente, dimostrando di preferire uno scenario senza infamia e senza lode allo sbaglio, ma soprattutto dimostrando di saper ammettere la propria indecisione. Interessante anche notare che alcune specie di scimmie cappuccine, se sottoposte allo stesso test dei macachi, hanno mostrato invece di ignorare puntualmente l’opzione rappresentata dal punto interrogativo. La ricerca è stata condotta dal professor John David Smith, della State University of New York di Buffalo e da Michael Beran, della Georgia State University, i quali hanno presentato l’esperimento dei macachi dubbiosi nel corso di una sessione organizzata dalla European Science Foundation. Smith e Beran hanno poi commentato i risultati del loro lavoro sottolineando come il dubbio sia una parte fondamentale del pensiero cognitivo: le scimmie sanno di non sapere e, come avviene negli esseri umani, questa consapevolezza rivela una profonda evoluzione del pensiero.

COGITO ERGO SUM – «Penso, quindi sono», sosteneva Cartesio, sottolineando che l’uomo dubita e dunque pensa. La verità scaturisce proprio da quel dubbio metodico di cui parlava il filosofo francese e ritrovare anche negli animali questa abilità tutta umana di mettere in dubbio una verità rappresenta una rivoluzione. Ma non occorre scomodare Cartesio per intuire che la scelta di quel punto interrogativo da parte dei macachi può significare moltissimo. Anche se ancora non sappiamo quanto.

mercoledì 18 maggio 2011

DICHIARAZIONE DI MARGHERITA D'AMICO, GIORNALISTA, RILASCIATA A SIUA SUL COLLARE ELETTRICO

Sull'eventuale utilizzo del collare elettrico per cani apparentemente suggerito dall'ENCI, che ha poi diramato un comunicato prendendo distanze dall'iniziativa e professandosi a esclusivo favore del benessere animale, si è sollevata indignazione. Non solo per l'idea, tanto stupida quanto violenta, ma anche, forse, in relazione all'ambiente stesso che sembrava averla partorita.
Da noi parlare di allevamento e ragionare su quanto delicato, difficile, controverso sia l'equilibrio fra l'amore per una specie, una razza, un individuo e il commercio della sua vita, è ancora infrequente. Né ci è facile smettere di concepire il mondo dei cani - e dei gatti - diviso in due. Il popolo affamato e derelitto composto dalle migliaia di randagi di cui è necessario prender cura, e una sorta di immaginari quartieri alti: gli esemplari selezionati, nati bene e destinati alle attenzioni.
Ci basta uno sguardo appena più attento, tuttavia, per capire che non funziona proprio così. E se oggi la realtà ci propone canili che traboccano anche di animali di razza, la colpa non è solo imputabile ai proprietari indegni, ma pure alle mille ombre che percorrono le attività allevatoriali e le loro stesse ragioni.
La questione è complessa, le realtà varie e senz'altro distinte fra loro. Ma il solo fatto che si possa legalmente produrre un indiscriminato numero di soggetti come se si trattasse di borsette o calzini, è sufficiente a dimostrare con quanta superficialità il tema venga affrontato da un punto di vista normativo e istituzionale. Per compiacere gli interessi di un mercato, fatto però di esseri viventi, non si considerano l'evidenza di un territorio sovrappopolato e la conseguente urgenza di contenere le nascite. 
  La prima e fondamentale risposta al randagismo, una piaga che in Italia ha raggiunto proporzioni molto drammatiche, è senz'altro nella sterilizzazione, da praticare sia nei canili e nei rifugi che nel privato. E' quindi altrettanto urgente che gli allevamenti - sia quelli ufficiali che gli irregolari e incontrollabili fai-da-te - cessino di immettere quantità illimitate di animali in una situazione così drammaticamente satura. 
Dovremmo anche interrogarci sui cuccioli meno belli, nati con piccole o gravi malformazioni, rispediti al mittente per questo o quel disturbo. Eccezioni a parte, cosa accade di loro? In una fabbrica, le borsette difettose si buttano.
  A ben vedere dunque l'odioso collare elettrico è da osteggiare in sé, ma va anche colto come espressione di un sistema e quasi, potremmo dire, punta dell'iceberg.


ROMANIA, CANI MASSACRATI NEL CANILE PUBBLICO DI BOTOSANI

Duecentrotrenta "trovatelli" sono stati massacrati, la notte tra martedì 10 e mercoledì 11 maggio, nel canile pubblico di Botosani una città nel Nord Est della Romania, non molto distante dal confine con la Moldavia. A renderlo noto è l'associazione animalista rumena Ador, attraverso l'italiana Save the Dogs che da anni è anni attiva nel Paese balcanico per tutelare i randagi. Secondo qunati si apprende, i 230 "senza famiglia" sarebbero stati uccisi perché affetti dal cimurro, una malattia incurabile a detto del Sindaco di Botosani. Soltanto 24 ore prima dell'eccidio i volontari rumeni avevano visitato la struttura, scattato alcune foto agli animali e chiesto l'affido di 18 di loro, da fare adottare. Al loro ritorno presso il canile pubblico, tutto ciò che i volontari hanno trovato sono stati alcuni sacchi riempiti con i corpi dei "trovatelli". Ancora poco chiare le modalità con cui i cani sarebbero stati uccisi. Ador sospetta, tuttavia, che abbiano sofferto: non solo nei box sono state trovate tracce di sangue ma diversi quattrozampe mostravano anche chiari segni di violenza. Al contrario di quanto accaduto con il triste precedente di Costanza (un altro massacro di randagi), la vicenda di Botosani ha trovato larga eco sui media e scosso gran parte dell'opinione pubblica rumena. E' il caso di ricordare che la Romania è a tutti gli effetti un Paese membro dell'Unione Europea; ciononostante, in materia di protezione degli animali, sembra ispirarsi più a retrive pratiche di stampo medievale che non a quel superiore livello di civiltà di cui dovrebbe farsi portatrice la Comunità Europea.

A questo indirizzo è possibile firmare la petizione online per protestare contro l'atroce atto di barbarie compiuto la notte martedì 10 e mercoledì 11 maggio. 

lunedì 9 maggio 2011

GLI ANIMALI DI FUKUSHIMA

Gli animali di Fukushima sono rimasti all'interno della zona contaminata di 30 km. I loro padroni sono fuggiti. Tutti gli animali sono radioattivi, nessuno può più uscire dall'area. Tremila mucche, trentamila maiali, 600mila polli e un numero imprecisato di animali domestici. I cani sopravvissuti si avvicinano alle rare macchine autorizzate in cerca di cibo. Intorno a loro c'è un silenzio irreale e abitazioni abbandonate. Quasi tutto il pollame è morto. Le mucche e i vitelli, dove non vi sono fattorie con alimentatori automatici, sono morti di fame e di sete. Secondo le autorità giapponesi il 70% dei maiali e il 60% del bestiame è morto. I proprietari degli allevamenti hanno chiesto di portar fuori dal terreno radioattivo gli animali, o di entrare per praticare una forma di eutanasia. Le richieste sono state negate per la paura di contaminazione. Alcuni hanno ignorato il divieto e sono entrati nella zona proibita per portare in salvo i loro cani, condannando però anche sé stessi. L’acqua del mare a 30 chilometri dalla centrale nucleare ha una concentrazione di Iodio-131 di 88,5 becquerels per litro, il valore più alto registrato finora. La radioattività è 2,2 volte il limite massimo ammesso per le acque di scarico delle centrali nucleari. La fauna ittica presente nelle acque del Pacifico per decine di chilometri di fronte a Fukushima è contaminata. La radioattività si diffonderà in modo esponenziale quando le piccole prede saranno mangiate da altri pesci. Dovremo andare al supermercato con il contatore geiger. Ci abituereremo anche a questo.

DA PROGETTO VIVERE VEGAN

DICHIARAZIONE DI LICIA COLO' SUL COLLARE ELETTRICO RILASCIATO ALLA SIUA



Il collare elettrico per i cani è uno strumento assolutamente barbaro. Mi stupisce che dopo tanti anni di lotte per i diritti degli animali o quantomeno per incrementare il rispetto nei loro confronti, si ritorni a parlare di questo stumento di tortura. I cani, come ogni essere vivente, hanno un loro linguaggio ed è giusto che possano utilizzarlo per esprimersi. In anni di studi, si è giunti a comprendere molto del loro comportamento e grazie a questo si è anche capito che si possono abituare, o educare i cani  grazie alla nostra e alla loro intelligenza, con metodi assolutamente dolci. Solo chi non ammette o non è consapevole delle capacità del proprio intelletto può pensare di risolvere scomode problematiche attraverso la violenza che in questo caso è rappresentata dal collare elettrico. Auspico di cuore che la cosa continui ad essere bandita per legge, ma soprattutto per etica di comportamento.

martedì 3 maggio 2011

UMANI TRA LUPO E CANE - di ROBERTO MARCHESINI

La domesticazione costituisce uno dei fondamenti della storia dell’umanità, sebbene ancor oggi venga troppo spesso rappresentata come un evento mitico realizzato in modo autarchico, secondo l’iconografia autocelebrativa di un uomo che si è fatto da sé lottando contro una natura ostile. In realtà questa lettura è scorretta, soprattutto se consideriamo che, sulla base delle ultime ricerche paleontologiche e di biologia molecolare, si è dovuto
retrodatare la domesticazione del cane oltre il fatidico limite dei cinquantamila
anni fa.
Pratiche di maternaggio
Nelle brume del Paleolitico l’uomo, ancora raccoglitore nomade, era già accompagnato
dal cane nelle sue migrazioni, e questo ben quarantamila anni prima della rivoluzione del Neolitico: un dato che ci fa comprendere come si debba parlare, più che di cattività, di
un processo di avvicinamento reciproco che ha trasformato la nostra specie, oltre ad aver estratto il cane dal complesso genotipo del lupo. Ominidi e lupi condividevano lo stesso ambiente, avevano la stessa collocazione ecologica, si assomigliavano nell’organizzazione
sociale: tutti questi requisiti (che hanno inevitabilmente facilitato gli incontri e le sovrapposizioni – e indubbiamente anche situazioni di scontro) lasciano pensare che prima della domesticazione ci sia stata una lunga convivenza.
Una frequentazione che, se da una parte ha avvicinato il lupo alla consuetudine umana, creando le premesse per la domesticazione, come ha riscontrato Raymond Coppinger, dall’altra ha modificato in profondità gli usi e i costumi dei nostri progenitori.
È questo forse l’aspetto più interessante messo in luce dalla zooantropologia, disciplina che studia i prestiti delle altre specie nella costruzione della dimensione antropologica. Non è infatti possibile pensare ai predicati che caratterizzano l’identità umana – dalla musica
alla danza, dalla moda alla tecnologia – come qualità autofondate. Già Democrito, del resto, sottolineò che l’uomo aveva imparato gran parte delle sue arti osservando gli animali e imitandone le prestazioni. Non a caso tutte le mitologie parlano di uomini adottati
da lupe, un fatto da cui possiamo ricavare che anche la licantropia – ovvero il meticciamento con il lupo – abbia svolto un ruolo non secondario in questa apertura dell’orizzonte umano. Di certo l’adozione di un cucciolo di lupo, un evento verificatosi più volte e in aree geografiche differenti, come già intuì Konrad Lorenz, ha significato un salto di qualità. Con l’ingresso fattivo del lupo nel gruppo umano i bambini imparano stili comportamentali non umani dando vita a un’ibridazione molto più profonda e articolata. Resta da capire perché sia avvenuta questa adozione. Ma studiando le prassi di allevamento ancora in voga presso alcune culture, per esempio quella Papua o Nunga, osserviamo pratiche come il maternaggio, l’allattamento al seno di cuccioli, o lo svezzamento attraverso il passaggio di cibo da bocca a bocca, che ci portano a leggere l’adozione come evento legato alle cure parentali.
Nel suo famoso saggio In the company of animals, James Serpell fa notare come in tutte le popolazioni umane siano presenti animali cosiddetti da compagnia e come il tratto che caratterizza questi rapporti sia proprio la tendenza ad accudire e a prendersi cura dei pets, al punto che l’etologo statunitense arriva a ipotizzare una sorta di parassitismo parentela. Gli animali domestici avrebbero pertanto utilizzato la stessa strategia del cuculo? Il paragone non sembra reggere perché mentre il cuculo ha affinato una sua strategia riproduttiva, specifica sotto il profilo dell’adattamento, nel caso degli animali adottati l’uomo pare aver tentato di domesticare qualunque tipo di animale.
Così, se è vero che non tutti gli animali sono stati domesticati, il limite va ascritto – come ha rilevato il fisiologo Jared Diamond – a caratteri non direttamente legati con l’adozione, come la docilità o la riproduzione controllata.
Un cucciolo bisognoso di cure
Già Konrad Lorenz aveva richiamato l’attenzione verso una serie di caratteri pedomorfici (tipici cioè delle forme giovanili) comuni in tutti i mammiferi, come la sfericità della testa, gli occhi grandi e lucidi, il muso schiacciato, le zampette corte, che formano una sorta di
linguaggio universale dei cuccioli. Queste forme giovanili, suscitando comportamenti parentali, compongono una sorta di esperanto «et-epimeletico», termine etologico che in pratica significa «capace di muovere un comportamento di cura». Ma tale evocazione sarà più forte se dall’altra parte c’è qualcuno fortemente sensibile a tale richiamo, ossia
con una forte motivazione epimeletica (dal greco epimeléomai , «prendersi cura»). L’etologia insomma sembra dare ragione a Martin Heidegger quando afferma
che «l’uomo è figlio della cura», sottolineando appunto la sensibilità della specie umana verso il richiamo et-epimeletico. (E il fatto che le forme giovanili abbiano un forte appeal per gli esseri umani trova dimostrazioni continue nella vita quotidiana, dal fascino delle automobili dai contorni rotondeggianti, come la Cinquecento e il Maggiolone, al disegno pedomorfico di Micky Mouse e Donald Duck). Questa tendenza epimeletica dell’essere umano andrebbe ascritta al forte bisogno di cure parentali del cucciolo di Homo sapiens il quale, a differenza dei cugini scimpanzé, bonobo, gorilla e orango, alla nascita presenta una immaturità di sviluppo – ossa craniche non saldate, volume encefalico di un quinto rispetto all’adulto – che lo rende inetto e quindi bisognoso di cure parentali.
Il neonato umano non solo non è in grado di aggrapparsi come il cucciolo delle altre specie antropomorfe ma non è capace nemmeno di tenere su la testa. Secondo il dettato darwiniano la conclusione è presto detta: senza una controlaterale vocazione epimeletica
la nostra specie si sarebbe estinta. Ma come un gatto, a causa del suo acceso istinto predatorio, trova irresistibili oggetti in teoria per lui poco interessanti come le palline o le freccette del mouse, così la forte motivazione epimeletica ci rende vulnerabili anche verso
le forme giovanili di altre specie. Insomma, di fronte a un cucciolo siamo presi dalla tenerezza, ossia dalla voglia di adottarlo, accudirlo e dargli da mangiare, al punto che anche i bambini, davanti a un animale, per prima cosa gli porgono del cibo. È dunque verosimile che proprio la tenerezza, e non un calcolo di utilizzo, abbia rappresentato il grande interprete della domesticazione, anche perché sarebbe molto difficile spiegare fenomeni come il maternaggio e lo svezzamento buccale al di fuori di un comportamento parentale.
La globalizzazione del cavallo
Si tratta in definitiva di ribaltare il luogo comune che vede il maschio umano cacciatore indomito protagonista della cattura e dell’asservimento degli animali.
In realtà furono le donne a dar avvio alla domesticazione, aprendo la strada a un processo di ibridazione con il non umano che ci ha trasformato alla radice, fino ad arrivare al cyborg postmoderno raffigurato da Donna Haraway come condizione esistenziale della contemporaneità. La domesticazione sarebbe stata perciò un effetto collaterale del nostro virtuosismo nell’ambito della cura, una tendenza che di fatto ci ha aperto alla contaminazione del non umano.
Se Lévi-Strauss ebbe a sostenere che l’animale è prima di tutto «buono da pensare», altri studiosi come Diamond e Marvin Harris sono arrivati a riscrivere la storia dell’umanità attraverso le diverse partnerships con gli animali domestici – dove, per esempio, la domesticazione del bovino ha reso possibile lo sviluppo della meccanica e quella del
cavallo è stata la prima forma di globalizzazione. La cultura rurale, pur nelle diverse trasformazioni che l’hanno caratterizzata, vedeva una profonda promiscuità tra l’uomo e le altre specie, al punto che molti fisiologi hanno riscontrato l’importanza della cosiddetta «immunità incrociata», vera e propria vaccinazione ante litteram che ha permesso all’uomo di mettersi al riparo da particolari malattie infettive.
Elargizioni e maltrattamenti
Con la rivoluzione urbana del Novecento l’uomo ha divorziato dagli animali domestici, molti dei quali sono finiti negli allevamenti intensivi, lager che hanno tolto loro la luce del sole, l’aria aperta, la possibilità di movimento e hanno costellato la loro esistenza di terribili vessazioni. Ad accompagnarci nelle metropoli convulse sono rimasti solo il cane e il gatto, privilegiati solo in apparenza, perché di fatto relegati a una vita che ha ben poco delle soddisfazioni richieste dal loro etogramma: sebbene un radicato luogo comune veda nell’antropomorfizzazione dei pets una grossa elargizione per loro e si usino termini
come viziare o coccolare, non è esagerato affermare che in molti casi si tratta di veri e propri maltrattamenti.
Del resto secondo la tradizione disneyana, che nel bene e nel male ha formato tutte le generazioni a partire dagli anni ’50, gli animali sono solo maschere sotto cui agisce una personalità umana.
Questo non ci permette di capire che in fatto di percezione del mondo, di modalità comunicativa, di interesse e di rituali comportamentali ogni specie ha i suoi tratti distintivi e merita di essere rispettata come tale. E tuttavia è vero che gli animali domestici rappresentano l’ultimo contatto con una realtà non umana che abbiamo allontanato ma di cui abbiamo bisogno proprio per costruire le qualità più autentiche della nostra dimensione umana.






































ARTICOLO TRATTO DA "IL MANIFESTO - 24 APRILE 2011"