venerdì 20 maggio 2011

Commento di Roberto Marchesini sui macachi maltrattati a Giakarta e lo studio Usa che sostiene la loro capacità di valutazione.

IL COMMENTO DI ROBERTO MARCHESINI...

Non vi è dubbio che mai come in questi tempi si debba registrare un profondo scollamento tra ricerca scientifica e prescrizione etica. Così può accadere che, con una sincronia da corsa centometrista, esca da una parte uno studio condotto dalla State University di New York, dove si stabilisce che i macachi sono in grado di sapere di non sapere, ossia di approssimarsi alla sapienza socratica, e dall'altra la notizia di come vengano correntemente torturati in Indonesia gli stessi macachi per costringerli in banali esibizioni antropomorfiche che servono solo a divertire e ad alimentare la stupidità umana. Niente da eccepire se seguiamo la prescrizione corrente che vuole che scienza ed etica viaggino per binari separati. Conoscere l'intelligenza e quindi la sensibilità di una specie dovrebbe porre degli interrogativi sul comportamento umano, se non altro perché esiste un rapporto diretto tra caratteristiche del soggetto e diritti implicati che vanno rispettati.
 


LA PRIMA NOTIZIA...Macachi torturati per intrattenimento, lo svela un'indagine della JAAN
Un’indagine sotto copertura dell’associazione JAAN (Jakarta Animal Aid Network) rivela le orribili crudeltà alle quali i giovani macachi sono sottoposti per essere addestrati. L'indagine, insieme ad una petizione online, ha il fine di spingere le autorità indonesiane ad agire e porre fine a tanta malvagità.
Le catene che vengono fissate intorno al collo dei macachi servono agli addestratori per costringerli a stare in piedi o per infliggere loro delle punizioni

A rivelare il duro addestramento che consiste nel torturare i poveri macachi affinché essi possano intrattenere e divertire il pubblico con delle gag, è la JAAN (Jakarta Animal Aid Nerwork), una Ong (organizzazione non governativa) fondata nel 2008 per proteggere la fauna indonesiana e tutelare il benessere degli animali domestici di Giacarta.

Sotto copertura, l’associazione ha portato avanti un’indagine per esporre le crudeltà che le scimmie devono sopportare durante l'addestramento per far guadagnare pochi soldi a uomini senza scrupoli. Due specie di macaco in Indonesia, il Macaco mangia-granchi (Macaca fascicularis) e il Macaco coda di porco (Macaca nemestrina), dovrebbero essere protette perché in via di estinzione; paradossalmente il commercio di macachi invece è attivissimo.

Tutti gli esemplari che si trovano in vendita nei comuni mercati, nei negozi di animali o di fronte ai centri commerciali, sono stati catturati in natura. La tortura per questi animali, infatti, comincia proprio dal momento in cui vengono brutalmente prelevati dal loro habitat naturale, la foresta di Sumatra, dai bracconieri. I metodi di cattura sono diversi, tutti ignobili! Il più comune è quello di sparare alle femmine adulte per impossessarsi del cucciolo, strappandoglielo dalle braccia.

Durante il viaggio i macachi neonati, impauriti e stressati, in mancanza delle mamme si aggrappano alle sbarre delle gabbie

I macachi neonati sono i più richiesti perché hanno ovviamente una vita più lunga e perché essendo piccoli e carini attraggono facilmente il pubblico. Durante il viaggio vengono ammassati in piccole gabbie; sono impauriti e stressati e in mancanza della mamme si aggrappano alle sbarre delle gabbie. I bracconieri sono pagati dai committenti due dollari a macaco; una volta arrivati nei mercati vengono commerciati da venditori ambulanti per cinque dollari a esemplare.

Gli acquirenti sono privati che li comprano per tenerli davanti alle proprie abitazioni o per farli esibire in spettacoli itineranti. In entrambi i casi sono legati e sin da piccoli i proprietari gli infilano una catena al collo che non gli toglieranno più. Il macaco crescerà e la catena diventerà una seconda pelle, causandogli un atroce dolore e provocandogli malattie infettive (tetano).

Questi animali hanno denti lunghi, aguzzi per cui, per evitare che possano ferire le persone, i venditori tagliano loro i canini. La tecnica utilizzata non è innocua, i macachi avvertono un dolore terribile e spesso contraggono delle infezioni che possono essere fatali.

A questo punto inizia l'addestramento che non è meno disumano. Le scimmie vengono appese a testa in giù in modo da imparare a camminare in posizione eretta. Le catene che vengono fissate intorno al collo degli animali servono agli addestratori per costringerli a stare in piedi o per infliggere loro delle punizioni quando non obbediscono ai comandi. Vengono alimentati (con del cibo scadente e non consono alla specie) solamente quando eseguono perfettamente gli ordini.

Dopo la dura 'lezione' vengono riposti in casse di legno e non possono interagire tra loro; questo isolamento li turba profondamente. I macachi, come tutti i primati, sono creature altamente gregarie, tenute in cattività deperiscono, hanno bisogno di interagire con i propri simili.

Una volta terminato l'addestramento, snaturati e privati della propria dignità, sono pronti per esibirsi in scenette comiche; sono costretti a camminare in posizione eretta, indossare costumi, maschere, cappelli, occhiali, camminare sulle mani, sedersi su giocattoli o saltare su delle piccole moto in movimento. Tutto questo in nome del divertimento di qualche turista che a fine spettacolo gli lancia qualche spicciolo.

Una femmina di macaco è stata fotografata mentre mendicava, indossando una testa di bambola con il suo cucciolo aggrappato al corpo

Altri macachi invece vengono utilizzati per chiedere l'elemosina. In una delle tante strade di Giacarta un esemplare femmina è stata fotografata mentre mendicava, indossando una testa di bambola con il suo cucciolo aggrappato al corpo. Anche i passanti o gli spettatori, spesso, non hanno rispetto per questi animali; alcune volte gli gettano degli oggetti contro o li colpiscono con dei bastoni.

Alla fine della carriera - ossia quando diventano adulti, inutili e non più tanto carini e teneri agli occhi del pubblico - vengono abbandonati dai loro proprietari che se ne disfano senza porsi assolutamente nessuno scrupolo. Privi di vaccinazioni o di altre cure veterinarie spesso diventano un vero pericolo; sia perché nel frattempo hanno sviluppato una certa aggressività per le torture subite sia perché sono portatori di diverse malattie che sono trasmissibili anche all'uomo, quali la rabbia, il vaiolo delle scimmie, virus erpetici e tubercolosi. Inoltre, essendo abituati a ricevere il cibo dall’uomo, non sono in grado di nutrirsi da soli.

Femke den Haas di JAAN dopo l'indagine ha dichiarato: "È penoso vedere come queste scimmie, sottratte dal loro habitat naturale, siano torturate e condannate ad una vita d'inferno". Con questa indagine e con una petizione online possiamo almeno provare a sensibilizzare le autorità indonesiane per fermare queste stupide rappresentazioni che hanno come protagonisti ancora una volta gli animali non umani.

Un appello ai turisti: se un giorno doveste andare a Giacarta e vi imbatteste in qualche 'umano' che sfrutta un piccolo macaco, spero che voi esprimiate sfacciatamente tutto il vostro disappunto boicottando il suo insensato spettacolo.



LA SECONDA NOTIZIA...  
Studio Usa: i macachi sono in grado di esprimere un dubbio. Piuttosto che dare una risposta errata, passano

 

MILANO – Meglio passare piuttosto che sbagliare: i macachi sottoposti a un esperimento cognitivo da parte dei ricercatori statunitensi hanno evidenziato la capacità molto umana e molto evoluta di coltivare il dubbio e, soprattutto, di saperlo riconoscere. Lo studio americano ha dimostrato che le scimmie sono in grado di dubitare di sé e di provare incertezza sul da farsi di fronte a una scelta che contempla, oltre a due risposte opposte, anche una terza risposta che si potrebbe tradurre in un «non so».

LO STUDIO - Come riporta la Bbc, la ricerca della State University di New York, in collaborazione con la Georgia State University, ha preso in esame il comportamento di alcuni macachi di fronte a un semplice videogioco nel corso del quale gli animali dovevano giudicare la densità di un quadrato di pixel premendo il tasto D (che stava per dense) se i punti erano numerosi e ravvicinati e S (che stava per sparse) se erano rarefatti. In caso di risposta esatta le scimmie ricevevano un premio commestibile, mentre se sbagliavano il gioco entrava in pausa per qualche secondo.

IL PUNTO INTERROGATIVO - Ma a disposizione dei macachi c'era anche una terza opzione: un punto interrogativo premuto al momento giusto consentiva loro di passare alla domanda successiva, senza alcun premio, ma anche senza pausa, dimostrando che anche le scimmie «sanno di non sapere». Meglio andare oltre, devono aver pensato i primati nella loro mente, dimostrando di preferire uno scenario senza infamia e senza lode allo sbaglio, ma soprattutto dimostrando di saper ammettere la propria indecisione. Interessante anche notare che alcune specie di scimmie cappuccine, se sottoposte allo stesso test dei macachi, hanno mostrato invece di ignorare puntualmente l’opzione rappresentata dal punto interrogativo. La ricerca è stata condotta dal professor John David Smith, della State University of New York di Buffalo e da Michael Beran, della Georgia State University, i quali hanno presentato l’esperimento dei macachi dubbiosi nel corso di una sessione organizzata dalla European Science Foundation. Smith e Beran hanno poi commentato i risultati del loro lavoro sottolineando come il dubbio sia una parte fondamentale del pensiero cognitivo: le scimmie sanno di non sapere e, come avviene negli esseri umani, questa consapevolezza rivela una profonda evoluzione del pensiero.

COGITO ERGO SUM – «Penso, quindi sono», sosteneva Cartesio, sottolineando che l’uomo dubita e dunque pensa. La verità scaturisce proprio da quel dubbio metodico di cui parlava il filosofo francese e ritrovare anche negli animali questa abilità tutta umana di mettere in dubbio una verità rappresenta una rivoluzione. Ma non occorre scomodare Cartesio per intuire che la scelta di quel punto interrogativo da parte dei macachi può significare moltissimo. Anche se ancora non sappiamo quanto.

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