mercoledì 18 maggio 2011

DICHIARAZIONE DI MARGHERITA D'AMICO, GIORNALISTA, RILASCIATA A SIUA SUL COLLARE ELETTRICO

Sull'eventuale utilizzo del collare elettrico per cani apparentemente suggerito dall'ENCI, che ha poi diramato un comunicato prendendo distanze dall'iniziativa e professandosi a esclusivo favore del benessere animale, si è sollevata indignazione. Non solo per l'idea, tanto stupida quanto violenta, ma anche, forse, in relazione all'ambiente stesso che sembrava averla partorita.
Da noi parlare di allevamento e ragionare su quanto delicato, difficile, controverso sia l'equilibrio fra l'amore per una specie, una razza, un individuo e il commercio della sua vita, è ancora infrequente. Né ci è facile smettere di concepire il mondo dei cani - e dei gatti - diviso in due. Il popolo affamato e derelitto composto dalle migliaia di randagi di cui è necessario prender cura, e una sorta di immaginari quartieri alti: gli esemplari selezionati, nati bene e destinati alle attenzioni.
Ci basta uno sguardo appena più attento, tuttavia, per capire che non funziona proprio così. E se oggi la realtà ci propone canili che traboccano anche di animali di razza, la colpa non è solo imputabile ai proprietari indegni, ma pure alle mille ombre che percorrono le attività allevatoriali e le loro stesse ragioni.
La questione è complessa, le realtà varie e senz'altro distinte fra loro. Ma il solo fatto che si possa legalmente produrre un indiscriminato numero di soggetti come se si trattasse di borsette o calzini, è sufficiente a dimostrare con quanta superficialità il tema venga affrontato da un punto di vista normativo e istituzionale. Per compiacere gli interessi di un mercato, fatto però di esseri viventi, non si considerano l'evidenza di un territorio sovrappopolato e la conseguente urgenza di contenere le nascite. 
  La prima e fondamentale risposta al randagismo, una piaga che in Italia ha raggiunto proporzioni molto drammatiche, è senz'altro nella sterilizzazione, da praticare sia nei canili e nei rifugi che nel privato. E' quindi altrettanto urgente che gli allevamenti - sia quelli ufficiali che gli irregolari e incontrollabili fai-da-te - cessino di immettere quantità illimitate di animali in una situazione così drammaticamente satura. 
Dovremmo anche interrogarci sui cuccioli meno belli, nati con piccole o gravi malformazioni, rispediti al mittente per questo o quel disturbo. Eccezioni a parte, cosa accade di loro? In una fabbrica, le borsette difettose si buttano.
  A ben vedere dunque l'odioso collare elettrico è da osteggiare in sé, ma va anche colto come espressione di un sistema e quasi, potremmo dire, punta dell'iceberg.


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