mercoledì 27 marzo 2013

Lettera aperta alla GIUNTA della Provincia di Siena, ai suoi funzionari e a tutti gli organi di stampa locali e nazionali


E’ appena terminata la stagione venatoria 2012-2013, con le sue 118 vittime che ancora insistiamo a chiamare “incidenti”, e veniamo a sapere che il 1 Aprile 2013 si apre una nuova stagione di caccia, la caccia “alla volpe in tana”, in deroga rispetto alle norme nazionali ed Europee che proteggono questo animale, in modo da prolungare il diletto dei cacciatori per qualche mese ancora, a spese di una specie inerme, che non può difendersi, per giunta nel pieno periodo riproduttivo e di svezzamento (e dunque in deroga anche al DD n 1201/2008 relativamente al periodo in cui eventualmente attuare cerca e aspetto notturno o diurno della volpe, che sarebbe limitato al periodo agosto-marzo).
Sappiamo che la caccia è legale, sappiamo che esistono norme che prevedono una deroga alla generale protezione e difesa della volpe che vige in tutta Europa, (addirittura l’Inghilterra si è rassegnata qualche anno fa a recepire questo divieto) e v’invitiamo a considerare come tutto questo accada a dispetto e nonostante l'80% degli italiani sia del tutto contrario a queste pratiche.
Fareste un gesto civile e popolare se ripensaste a questa scelta e impediste lo sterminio delle volpi in tana, un gesto redditizio anche dal punto di vista elettorale e comunque dal punto di vista del pubblico apprezzamento.
Avete visto quale tipo di mobilitazione si è avuta per gli animali oggetto di vivisezione di Greenhill. Anche la vivisezione è consentita dalla legge ma come la caccia è ormai obsoleta e invisa alla popolazione civile. Il cammino della civiltà continua il suo corso e nel suo progredire include sempre di più gli animali non umani tra i soggetti portatori di diritti. Saprete che l'art. 13 del Trattato di Lisbona (2007) dichiara gli animali “esseri senzienti” e che la dichiarazione di Cambridge (2012), firmata dai massimi scienziati al mondo, sostiene che "gli animali non umani hanno una coscienza".
Come non capire che ormai le pratiche venatorie sono obsolete e destinate a scomparire, viste come barbare e inaccettabili da parte della sensibilità civile? 
Ci sono due possibilità: scegliere l'inerzia e agire di retroguardia, in attesa che le leggi Europee e Italiane proibiscano del tutto d’imbracciare le carabine per uccidere gli altri animali, oppure anticipare i tempi e farsi pionieri in questo inarrestabile cammino della civiltà, cominciando intanto a fermare la mattanza di queste volpi e dei loro cuccioli. Fareste solo un gesto umano e nobile, di maggior peso proprio in quanto - al momento - facoltativo e anticipatore rispetto a un cambiamento che è già avviato ed è ormai inarrestabile.  
Si accusano le volpi di essere in “soprannumero”. Ma le volpi non possono essere in soprannumero in un determinato territorio poiché sono animali solitari, non amano convivere e si spostano cercando spazi dove insediarsi senza concorrenza. Vivono soli sia i soggetti maschili sia quelli femminili, cercandosi solo nella stagione degli amori e frequentando eventuali fonti di cibo in orari diversi (fonte: Félix Rodrìguez de la Fuente). Come molti predatori dunque, il numero delle volpi è controllato dalla pressione sociale, dalle malattie, dalla disponibilità di cibo. La scienza insegna che ogni popolazione animale segue un accrescimento descritto come una curva sigmoide che una volta raggiunto un punto di massima capacità portante si stabilizza. In base a quale criterio scientifico si può parlare di “soprannumero di volpi” se la capacità portante non è ancora stata raggiunta, o se è stata raggiunta? Per essere seri e credibili bisognerebbe capire rispetto a cosa viene stabilito il sovrannumero. E se una popolazione animale cresce è proprio perché in un determinato territorio è aumentato il suo spazio biologico, è aumentata la sua possibilità di nutrimento. Questa si chiama “ecologia”!
E’ semmai la caccia a compromettere gli equilibri naturali ed ecologici, creando in modo innaturale territori di “ripopolamento” dove viene fatto aumentare a dismisura e forzatamente il numero di fagiani e lepri, e con essi semmai il numero dei loro predatori, per poi utilizzare il “sovrannumero” come argomento  per ottenere un lasciapassare per lo sterminio. Non c’è nulla di più innaturale di questo. Se si lasciasse fare alla natura, senza interferire, l’equilibrio ecologico verrebbe raggiunto senza spendere un Euro in armi e polvere da sparo!
Qual è poi il metodo di censimento delle volpi a cui si è ricorsi? Dagli studi fatti risulta impossibile contare le volpi in modo accurato se non con spese gigantesche, catture e uso di collari, ma vogliamo sperare che i soldi pubblici non vengano dilapidati a questi fini. Il metodo “economico” – che non ha nulla di accurato e di scientifico - consiste nel contare sia le tane, sia gli escrementi, sia le volpi stesse (come se fossero riconoscibili una per una!), rischiando di triplicare – come minimo -  il loro numero rispetto al reale, dato che escrementi e tana possono coincidere con una stessa volpe già contata, con l’aggravante che le volpi non sono facilmente riconoscibili l’una dall’altra.
Non ci bastano le occupazioni di suolo che abbiamo già realizzato? Vogliamo “controllare” e gestire in modo sconsiderato anche lo scarso territorio selvatico che ci è rimasto? 


Si accusano le volpi di causare ingenti danni all’agricoltura e alla fauna. Ma come vengono quantificati i danni causati dalle volpi? Con quale metodologia? Esiste un dettaglio dei presunti danni che potete esibire a giustificazione di questa carneficina? Tutti sanno che le volpi sono onnivore e che non mangiano lepri e fagiani se non in alcuni brevi periodi, mentre per il resto dell’anno si nutrono di frutta. 
Esiste - per esempio - uno studio dell’Università di Trieste dal quale emerge che la Volpe non influenza le dinamiche di popolazione della Lepre (vedi Craighero T., 2007. Studio delle relazioni tra le dinamiche di popolazione di Volpe (Vulpes vulpes) e Lepre (Lepus europaeus) nell’ambito dellagestione venatoria in Friuli Venezia Giulia. Università degli Studi di Trieste). Piuttosto: la dieta estremamente flessibile della volpe prevede la un suo utile contributo nel mantenimento degli equilibri di altre specie come invertebrati (insetti, lombrichi), anfibi, rettili, topi, uccelli. Una drastica riduzione delle volpi significa spesso sbilanciare la presenza di altre specie, con effetti sicuramente dannosi a livello di ecosistema.

Gli animali umani sono oggi sette miliardi e saranno dieci miliardi tra breve. Qual è la specie davvero invasiva nel territorio? Non certo le volpi.

Ma oggi potete ancora decidere da che parte volete stare. E’ sempre più evidente che la lobby dei cacciatori, il cui numero si sta restringendo e la cui età media è in costante aumento, sta facendo pressione per ottenere gli ultimi spazi per esercitare la sua azione violenta e sanguinaria, irrispettosa dei rapporti ecologici naturali. Per fortuna i giovani hanno ripugno per queste pratiche violente, e aumenta con la cultura e la civiltà, il numero delle persone contrarie alla caccia. Crescono gli animalisti, i vegetariani, i vegani e sempre più persone ammettono che non esiste alcun diritto dell’Uomo di fare strage di altri animali e di interferire così pesantemente nell’equilibrio ecologico naturale. E la vostra scelta sta, paradossalmento,allargando la campagna animalista e la sta nutrendo: messaggi come quello che vi stiamo scrivendo e che circolerà rapidamente in tutto il web, attirerà sempre più simpatie e attenzioni rispetto alla vostra decisione così disturbante e anacronistica.
Per le ragioni di cui sopra vi chiediamo di sospendere l’avvio della caccia alla volpe in tana previsto per il 1mo di Aprile 2013.
Troviamo incivile far passare l’idea che uccidere un vivente sia non solo normale ma addirittura “consigliabile”. Potete ancora opporvi allo sterminio di animali inermi mediante l’utilizzo di armi e polvere da sparo, non solo per sensibilità verso gli animalima anche e soprattutto perché l’utilizzo di armi fa smpre emergere la parte brutale e feroce dell’essere umano.

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