venerdì 29 aprile 2011

SE AMI LA NATURA NON ANDARE IN CAMPAGNA - di ROBERTO MARCHESINI


"Camminando per le campagne del profondo Nord dell'Italia si è pervasi dal desolante spettacolo di morte. Non ci sono più alberi per consentire agli uccelli la nidificazione, le stalle che pullulavano di rondini sono state trasformate in lager intensivi, i fossi lasciati nell'incuria non ospitano più le rane e i tritoni, nei pochi spazi erbosi sui cigli delle strade fiumi di chimica trasformano il verde di aprile in giallo d'agosto. Gli unici animali che trovi sono i fagiani e le lepri d'allevamento liberati dalle aziende venatorie, che come clandestini gettati in un mondo che non gli appartiene vagano qua e là aspettando la morte che puntuale arriverà con l'apertura della caccia. Intanto i coltivatori - mai termine fu usato più impropriamente - stuprano la terra con macchine pesanti che da una parte la compattano dall'altra ne spezzano lo strato umifero, per poi spargere ogni sorta di veleno distruggendo i delicati equilibri del mondo degli insetti. Se hai una casa in campagna paghi un prezzo altissimo perché tale disequilibrio lo subisci con torme di insetti fitofagi incontrollati. Non parliamo poi di quello che accade durante il periodo della caccia: ti pioveranno pallini in giardino e letteralmente i tuoi cari rischieranno la vita, sarai svegliato prima dell'alba dagli spari ogni fine settimana, i tuoi figli assisteranno a scene di morte davanti al cancello di casa. Se ami la natura ti conviene stare lontano dalla campagna! Ho respirato odore di baygon per cinque mesi a causa di un frutteto di fianco alla mia casa per poi constatare che la frutta - tanto amorevolmente difesa con pesticidi - è stata lasciata marcire per terra perché per ragioni di mercato non conveniva raccoglierla. In questi giorni apprendo che a Rocchetta di Vara (SP) ai bambini della scuola elementare si terranno lezioni di caccia "per insegnare come ci si difende dall'assedio degli animali". Se non fosse tragico farebbe sorridere: noi uomini siamo sotto assedio e gli assedianti sono - udite udite - niente di meno che gli animali. L'idea geniale è venuta al Vicesindaco Roberto Canata, non a caso presidente dell'ambito territoriale Caccia, con la benedizione del Sindaco Riccardo Barotti che sostiene "il nostro logan è: rispettiamo la natura". Questo stereotipo - gli ambientalisti ignoranti e irrazionali a differenza di coloro che vivono e rispettano la natura - a cui le diverse lobby di zootecnici e cacciatori lavorano da diversi anni va denunciato con forza. La caccia non solo è uccisione di animali ma è altresì gestione irrazionale e antiecologica del territorio. Sono stati loro infatti ad alterare le popolazioni animali, attraverso immissioni improprie, incroci di selvatici con domestici, distruzione dei predatori, alterazioni del contesto ambientale. Dimenticavo: attenzione a passeggiare in campagna col proprio cane perché "il loro rispetto per la natura" a volte è fatto di bocconi avvelenati. Ogni tipo di esca e veleni micidiali, lasciati per distruggere eventuali predatori che mettano a repentaglio la selvaggina instupidita che hanno liberato per l'orgia dell'apertura venatoria. Educare i bambini alla caccia, questa è la bella idea promossa dalla lista civica vicina al centrosinistra di Rocchetta di Vara: questo a farci comprendere che quando si tratta di ammazzare degli animali le differenze politiche sfumano. Del resto in questi anni ho assistito ad un ventaglio ampio di situazioni: classi elementari che venivano portate a vedere la macellazione del maiale, esercitazioni di dissezione di anfibi per ragazzi preadolescenti, spettacoli di predazione di topolini da parte di serpenti in terrario. Per non parlare dell'orrore delle "fattorie didattiche italiane", veri e propri zoo per animali domestici, con animali rinchiusi in gabbiette anguste e lasciate nel più profondo degrado. Questo dovrebbe essere l'insegnamento biocentrico per le nuove generazioni auspicato già alla fine degli anni Ottanta dalla circolare ministeriale 639/89! Nelle fattorie didattiche che non aderiscono a Carta Modena 2002 si può verificare il seguente percorso pedagogico: nella prima lezione si osserva il comportamento del maialino e nell'ultima lo si incontra nel panino. Negli ultimi vent'anni stiamo faticosamente portando avanti il progetto pedagogico della zooantropologia didattica - si veda il sito www.siua.it - che parte dalla valorizzazione delle alterità animali come referenze educative, ma devo constatate che c'è ancora molta strada da fare in questo paese che considera gli animali come dei nemici da cui ci si deve difendere."



Commento di Roberto Marchesini all'articolo apparso su: repubblica.it di Genova

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